Che non si potrà mai avere
Genere: mostra arte contemporanea
Data: 30 novembre 2024, ore 18.00
Sede: Galleria Commerciale Via Roma, 215, L'Aquila, primo piano Cc via
Vicentini
Da un’idea di Spazio Genesi
A cura di Francesca Chiola e Sara Dias
Coordinamento di Massimo Camplone (aka Névoa-Na-Rua)
Grafiche di Federico Battisti
Espongono Debora Panaccione e Davide Mariani
Allestimento Giulia Bartolomei
Foglio di sala
In dialogo due artisti che seppur provenienti da discipline ed ambiti differenti mantengono all’interno della loro pratica un filo comune strettamente legato alla città e alle memorie che ad essa si legano.
La traccia, intenzionale e casuale, diviene nelle opere di Davide Mariani e Debora Panaccione uno strumento per indagare le forme dell’abitare a partire da una continua oscillazione tra passato e presente.
Non vi è alla base semplicemente il tentativo di cristallizzare le proprie memorie o rappresentarne graficamente i punti cardine, quanto piuttosto l’intenzione di portare alla luce nuove narrazioni che si sviluppano a partire da un bisogno identitario e dal costante rapporto con il tema del radicamento.
Attraverso l’alterazione, la produzione e la riproduzione delle immagini emerge il desiderio di evadere dal tecnicismo accademico o da qualsivoglia forma di contenimento.
Che non si potrà mai avere, un colloquio tra tentativi di appropriazione ed impossibilità di significati univoci.
1. Davide Mariani
Waiting times, inchiostro su carta, 2023/2024
Fino a nuove disposizioni, fotolibro, 2024
La serie di disegni intitolata Waiting Times racconta di una condizione di smarrimento e sradicamento dell’abitare partendo da una forte componente autobiografica.
Il luogo in questione, la casa dello studente, è dove il protagonista ritratto si sente smarrito perché non è lo spazio che sente di chiamare casa. Egli non l’ha scelto, si è dovuto adattare a quell’ambiente, sterile e minimale, come una backroom per citare il fenomeno di internet nato e diffuso a partire dal 2020 e che si riferisce a misteriosi spazi liminali dove si avverte un forte senso di smarrimento e disagio.
Davide Mariani, scegliendo di ritrarre se stesso in gesti della sua sfera privata nello studentato, ritrae la condizione di smarrimento di un soggetto che cerca di trovare in quello spazio il proprio abitare ma si trova solo alienato e perduto; svuota la valigia, sistema il letto, sta al computer, sistema i libri nello scaffale ma dentro questo diario di bordo della sua quotidianità non riesce a trovare la sua casa ideale, la sua identità.
La casa dello studente torna protagonista nel fotolibro intitolato Fino a nuove disposizioni, che racchiude un racconto fotografico di una serie di percorsi a piedi di notte dove la casa dello studente è il luogo da raggiungere. Il fotolibro si presenta non rilegato per scelta dell’artista in modo che venga sfogliato con assoluta cura, esattamente come se si trattasse di una pellicola fotografica. Il testo è basato su degli appunti di diario correlati alle immagini fotografiche.
Come per Waiting Times, Davide Mariani, partendo da una forte componente autobiografica, pone il tema dell’abitare e il rapporto con la città che si rivela ostile e disorganizzata, a cominciare dall’assenza di mezzi notturni per spostarsi, rendendo lo spostamento molto difficile e costringendo il protagonista a percorrere a piedi le strade o se è fortunato con un passaggio in macchina, per questo la scelta di scattare le foto di notte nella fascia oraria dove non ci sono i mezzi per spostarsi e anche per questo la scelta di fotografare durante la camminata, per enfatizzare il senso di sradicamento nella città che abita per scelta o necessità, una città invivibile.
D.M.
2. Debora Panaccione
La camera di Antonio, diapositive con carta riciclata, 2024
L'opera intitolata La camera di Antonio esplora la connessione tra memoria, tempo e percezione, utilizzando le diapositive fotografiche di un padre come medium. Le immagini, catturate durante i suoi viaggi giovanili, sono reimpiegate per evocare un dialogo tra il passato e il presente. Alcune di queste fotografie, irrimediabilmente corrose dal tempo, si dissolvono nell'indistinto, rendendo irriconoscibile la scena originale e trasmettendo l'effimera natura della memoria stessa. Le diapositive sono inserite in cornici irregolari, realizzate con carta riciclata, un materiale che allude alla fragilità e al processo di recupero del ricordo.
Le texture della carta, che richiamano le superfici stuccate di una casa, rimandano a un senso di intimità e di abitabilità, mentre il titolo stesso La camera di Antonio suggerisce sia lo spazio fisico di una stanza che la macchina fotografica – il "luogo" dove il padre, Antonio, ha fissato l’istante.
Un’opera che, attraverso il segno e la traccia, ci invita a riflettere sul ruolo della fotografia come custode della memoria e sull'effetto del tempo sulle testimonianze del nostro passato.
D.P
Comunicati stampa
- Artribune: Che non si potrà mai avere
- Exibart: Debora Panaccione / Davide Mariani – CHE NON SI POTRA’ MAI AVERE
- News Town: “Che non si potrà mai avere”: Spazio Genesi presenta la sua prima mostra di arte contemporanea
- Laquilablog: “Che non si potrà mai avere”. A L’Aquila la prima mostra d’arte contemporanea di Spazio Genesi
- Abruzzolive: “Spazio genesi”, prima mostra d’arte contemporanea
- Abruzzoweb: "Che non si potrà mai avere" mostra d'arte di Panaccione e Mariani a Spazio Genesi dell'Aquila